Deep Heart di Micol Manzo
Italia: 2002
Pagine: 248
Protagonisti: Sophie, Atid
Genere: Contemporary Romance
Casa Editrice: Self
Data di Uscita: 6 Gennaio 2020
Deep Heart di Micol Manzo
La ricerca scientifica rischia di trasformarsi in tragedia quando la biologa marina Sophie Meyer s’immerge nel Mare delle Andamane e perde il contatto con il resto dei ricercatori.
Come se non bastasse, nelle profondità del mare s’imbatte in Atid, un pirata del mare: un gruppo etnico della Thailandia che vive su delle barche, lontano dalla civiltà. L’uomo la tira fuori dalla corrente per trascinarla in un incubo. Ogni gesto di Atid sembra teso a provocarla. A sfidarla.
Mentre i monsoni si abbattono sul paese, portando piogge torrenziali e forti raffiche di vento, Sophie capirà che il pericolo più grande che dovrà affrontare non sarà la furia degli elementi, o l’inospitalità dei Moken. Ma la passione inarrestabile per il pirata.
Ci sono giorni in cui cerchi qualcosa di nuovo da leggere e ti imbatti in una trama insolita con una protagonista davvero originale: una biologa marina. Lo inizi e vieni trasportata via, imparando anche cose nuove su un popolo che credevi solo una fantasia…
«Cosa genera la sofferenza, secondo te?»
«Il comportamento degli altri. Le loro azioni.»
«Sbagliato. La sofferenza nasce dallo scarto tra quello che desideravi e quello che ottieni realmente. Non ci fidiamo davvero delle persone. Viviamo dipendendo dagli altri. Abbiamo bisogno che si adeguino alle nostre aspettative. Ma un conto è fidarsi degli altri, di chi loro sono per davvero, un altro è delegargli una nostra responsabilità. Finché la tua vita dipenderà dagli altri, non ti fiderai mai di nessuno.»
E brava Micol. Come dicevo, leggendo questo libro sono stata trasportata indietro nel tempo, quando da bambina mi nascondevo sotto il tavolo della sala da pranzo e sotto un lenzuolo, una tovaglia, una giacca, o quello che capitava, leggevo i libri di Salgari, armata di torcia a pile.
E così ho potuto essere Sophie, mi sono immersa nelle acque profonde del mare delle Andamane, ho visto pesci dalle forme e colori più assurdi, e ho conosciuto un popolo strano e meraviglioso, quello dei Moken, i “cittadini del mare”, dagli usi e costumi che ricordano quelli delle tribù pellerossa ma dalle capacità che li rendono forse più vicini ad alieni.
Ad un certo punto ero in mezzo a loro, ad ascoltare le loro fantasie o divinazioni, a mescolare le loro pozioni, i loro intrugli benefici. Ed è così che ho conosciuto un folle “pirata” in grado di annientare secoli di logica, civiltà e diritti umani, imponendo le sue regole vendicative.
Ma che alla fine è solo un uomo, con un dolore sordo e un percorso alle spalle, un destino incalzante davanti a sè e tanta voglia di rivalsa. Quella rivalsa reca il nome di Sophie.
“Il mondo è incerto per natura. E dato che tutto è incerto, ci sono cose che non si possono controllare.”
È solo un romanzo, non potrà farvi davvero male. Né può farne a Sophie il mare delle Andamane e le sue insidie, come neppure il popolo dei Moken, pirati di quel mare. C’è molto di reale e molta fantasia in questa storia, ma poco conta, perché principalmente si tratta di un sogno, un salto fuori dal tempo, in grado di trasportarci via.
E come ricorderemo sempre gli eroi di Salgari, forse ricorderemo a lungo anche Atid, le usanze dei Moken, le loro case-barca (kabang) e la loro lealtà alla parola data, imparando intanto che uno sciamano non è solo un vecchio strampalato…
“Tutte le emozioni che provi, belle o brutte che siano, dipendono da te. Nessuno può toglierti o darti la felicità.”
E brava Micol, l’ho già detto? Una lettura magnifica che rischiava di sfuggirmi nel mare delle mille pubblicazioni di ogni giorno. Per fortuna mia non è stato così.
Giudizio:
Sensualità:
Violenza:
Navillus