Nell’angolo più buio di Elizabeth Haynes
Titolo Originale: Into the Darkest Corner
Usa, 2013
pagine: 410
Protagonisti: Catherine, Lee, Sylvia
Casa editrice: Giano Editore
Genere: Narrativa Contemporanea
Standalone
Nell’angolo più buio di Elizabeth Haynes
Quando Catherine incontra Lee si innamora subito. Catherine accetta di andare a vivere con lui. La scelta si rivela impeccabile nei primi mesi di convivenza. Poi, gradualmente, Lee diventa ombroso, cupo, si assenta misteriosamente per giorni e, infine, in un’escalation drammatica, svela il suo vero volto. Schiaffi, torture psicologiche, botte, insopportabili umiliazioni fisiche, Catherine viene violata nell’intimo, rinchiusa a chiave in una stanza. Probabilmente morirebbe se, in circostanze accidentali, non fosse scoperta nella sua agonia da una vicina di casa, che denuncia Lee e ne determina l’arresto, il processo e la condanna. La violenza psichica è penetrata, però, a fondo nella mente e nell’anima di Catherine. La ragazza assume comportamenti compulsivi estremi dettati dal fantasma incancellabile del suo carnefice. Un fantasma che diventa di carne e ossa il giorno in cui Lee esce di galera.
«Pensi di sapere come poteva essere, vero? Ma non hai assolutamente idea di com’era davvero vivere con lui.»
“Nell’angolo più buio” è un romanzo assolutamente angosciante, straziante, brutale, oscuro. Bellissimo.
Catherine è una giovane donna, bella, intelligente e un po’ annoiata. La sua vita sempre uguale e “leggera” viene piacevolmente sconvolta una prima volta dall’incontro con Lee. L’uomo perfetto? Bello, sempre presente, attento, premuroso, innamorato. Il principe azzurro.
Catherine, innamoratissima, non fa caso all’eccesso di presenza, all’eccesso di attenzioni, all’eccesso di gelosia. Scambia ogni gesto per amore totale e perfetto, come una povera sciocca. I due vanno a vivere insieme e la situazione precipita in un attimo. Lee non è un principe azzurro, ma piuttosto un maniaco egocentrico con la sindrome del padrone totalitario.
Per me leggere e contenere la rabbia è stato davvero difficile, nonostante tutto venga descritto attraverso i ricordi di Catherine, che l’esperienza ha lasciato distrutta psicologicamente e insicura di qualunque cosa. Una donna troppo diversa da quella che era all’inizio.
Ma il libro è fondamentalmente un capolavoro. Le sensazioni che trasmette sono talmente vere che sembra di sentirle come se si assistesse di persona alle scene descritte. La rabbia, la pena, la comprensione, l’ansia, la paura della protagonista ti arrivano addosso e si resta ipnotizzati, avvinti al libro. Non è assolutamente una lettura proprio per tutti, per la violenza di alcune scene e per il panico che si prova a leggere del disturbo post traumatico da stress di cui Catherine è vittima. Eppure è un libro assolutamente da non perdere, se non ci si vuole annoiare e si cerca qualcosa che lasci un segno, di cui ci si possa ricordare bene anche mesi dopo aver letto.
La lenta risalita della protagonista è affidata al tempo, alla volontà di Catherine e ad un incredibile vicino di casa, per caso psicologo… Ma vi assicuro che troverete il tutto credibile, coerente, graduale, pieno di rispetto e sensibilità.
Un romanzo scritto da una donna, sulla debolezza e la forza immensa delle donne. Assolutamente un must per me.
«Questo non è normale. Non è così che la gente normale pensa. Ma vaffanculo al mondo … cosa diavolo significa “normale”, alla fine?»
Giudizio
Sensualità
Violenza
-Navillus –