Il fantasma dell’abate di Louisa May Alcott
Titolo: The abbot’s ghost or Maurice Treherne’s Temptation
Usa: 1867
Pagine: 113
Genere: Storico
Casa Editrice: Doubleface traduzioni
a cura di Isabella Nanni
Il fantasma dell’abate di Louisa May Alcott
Maurice e Jasper Treherne sono due cugini di buona famiglia che condividono piaceri e avventure della giovinezza. Un giorno Maurice salva Jasper dall’annegamento, riportando gravi ferite che lo costringono sulla sedia a rotelle. Inoltre viene diseredato per motivi misteriosi dal facoltoso zio. Alla morte di costui, Maurice viene comunque accolto in casa con affetto e gratitudine per il suo nobile atto di altruismo.
Grazie a questa convivenza, il giovane spera di poter un giorno conquistare l’amore di Octavia, sua cugina, la cui madre però ostacola l’unione, sperando in un matrimonio più favorevole per la bella figlia. Durante le vacanze di Natale la famiglia e alcuni amici – incluso un potenziale pretendente di Octavia – si ritrovano per i festeggiamenti.
Maurice sembra aver ormai perso ogni speranza, ma le cose prenderanno una piega inaspettata grazie all’apparizione del fantasma del vecchio abate che viveva nella villa quando era ancora un’abbazia.
Che bellissima sorpresa scoprire ancora delle chicche di autrici che ho amato fin da ragazzina!
Oggi vi parlo della mia ultima lettura, “Il fantasma dell’abate” di Louisa May Alcott, nella recentissima traduzione di Isabella Nanni. Sì, intendo proprio la scrittrice delle sorelle March, ovvero la serie delle Piccole donne, la lettura dell’infanzia di ogni bambina, riletto decine di volte negli anni.
Il fantasma è un’opera apparentemente molto diversa perché si rivolge a un pubblico adulto e narra vicende di un periodo preciso, non la vita intera di una famiglia. Eppure dico apparentemente non a caso, ho riconosciuto infatti la “mano” della Alcott in più di un aspetto, soprattutto nella psicologia precisa dei vari personaggi, tutti dipinti con pochi tratti ma efficacemente differenziati tra loro. In particolare in Maurice, che ha un carattere bizzoso e ostile, ma che poi si addolcisce nel corso della storia, ho trovato moltissimo di Laurie, il fedele amico delle sorelle March.
“A dispetto della sua vita mal spesa e del suo carattere pieno di difetti, il germe della virtù, che vive anche nei peggiori, era lì, aspettava solo che lo stimolo del sole e la rugiada dell’amore lo rafforzassero, anche se il raccolto sarebbe stato tardivo.”
Anche le considerazioni tra sé e sé dei personaggi o della voce narrante hanno fatto sì che mi sembrasse proprio di leggere una “prova” di scrittura, che poi sfocerà appunto nel capolavoro della Alcott.
“Tra questi amici c’erano diverse coppie di innamorati, e molti intrecci di trame e progetti, perché i cuori sono cose ribelli e misteriose e non possono amare a seconda di quel che impone il dovere o di quel che consiglia la prudenza.”
Con vari spunti qua e là catturati da classici ancora più antichi, come i racconti dei vari membri della comitiva per passare il tempo, di chiara eredità proveniente da Boccaccio e Chaucer. E la vena un po’ suspense del fantasma e di tutti i racconti è la stessa che la Alcott riverserà in Jo March, agli inizi della sua carriera di scrittrice.
Insomma è stata una lettura che, con la sua ottima traduzione, mi ha felicemente riportato nelle atmosfere del mondo antico e nel mio personale passato di lettrice follemente innamorata delle vicende delle Piccole donne.
Giudizio:
Navillus