Il Profeta di Celia Aaron

Il Profeta di Celia Aaron

Non posso salvarmi dal Monastero, e forse non sarò mai in grado di farlo. Il Profeta diventa sempre più pericoloso.

Dalla sua lucida follia gronda sangue innocente e, se non presto la massima attenzione, prima o poi quel sangue sarà anche il mio. Nonostante i rischi sempre maggiori, continuo a cercare la verità, ma ho paura che quel cammino tortuoso alla fine possa ritorcersi contro Adam, i cui occhi scuri traboccano di sensi di colpa.

So che in lui c’è molto più di un mostro senza cuore, ho intravisto la sua anima, ma a volte è così difficile raggiungerla. Quando sono venuta qui, sapevo che avrei dovuto combattere, solo non mi ero resa conto che avrei dovuto portare avanti quella guerra su svariati fronti.

“Per quanto “sante” credano di essere queste persone, sono come uomini primitivi che ululano alla notte, di fronte a un fuoco di fiamme ruggenti.”

Sono passati già un paio di giorni da quando ho finito la lettura di questo secondo volume della serie che mi ha preso a calci lo stomaco e mi ha resa insofferente al tempo d’attesa che mi separa dal terzo e ultimo capitolo! Ma avevo proprio bisogno di lasciar sedimentare le impressioni e le emozioni…

E se al termine del primo volume parlavo di coercizione, violenza, lavaggio del cervello e sfruttamento della religiosità per fini truffaldini, non avevo idea di quello che mi aspettava in questo secondo.

Celia Aaron, che ho letto per la prima volta in occasione di questa serie, sa davvero costruire un personaggio odioso fino al livello mortale come nessun’altra autrice. Non vi dirò di chi sto parlando ma giuro che non ho mai odiato così tanto un personaggio fino a questo maledetto.

Cosa mi aspetto di trovare nel terzo libro? Morte, con tortura annessa, senza espiazione, senza rimorso e senza perdono. State pensando che esageri? Aspettate di leggere anche voi e poi organizzeremo una spedizione punitiva all’inferno. Tutti armati di forconi roventi.

“…i veri credenti rimangono abbarbicati alla loro fede cieca, nonostante tutto.”

Oggettivamente parlando, questo secondo capitolo non aggiunge nulla alla storia se non un livello più alto di violenza, dove la cieca fiducia in qualcuno giustifica qualunque mezzo, anche quelli davvero imperdonabili, e la brutalità di certi  personaggi diventa consuetudine. Ma davvero ci si può abituare alla totale mancanza di empatia e di comprensione degli altri? Si può arrivare a trattare il prossimo come carne da saltare in padella in nome dell’esaltazione di se stessi? Di sicuro da qui in poi è l’odio l’unico motore che spinge il lettore a continuare a leggere, nell’attesa che si compia la terribile vendetta.

Perché nel terzo ci parlerai solo della vendetta, tremenda vendetta, vero, Celia? Arrivata a questo punto vorrei che domani fosse già il 16 aprile, per leggerla e godermela fino in fondo, gustata lentamente…

Giudizio:

Sensualità:

Violenza:

Navillus